00 08/04/2011 11:15
ILGRANDE SALTO DI BUCCI JR. MR TATUAGGIO

Sentire addosso il peso di essere figlio d'arte? Macché. Ryan Bucci, figlio del grande George Bucci, ex fantastico bomber di Siena, Fortitudo e Montecatini, oggi è un trentenne che si è trovato (tardi) a fare il grande salto fra i professionisti, dopo anni ed anni trascorsi nei campionati minori italiani. La scorsa stagione ha guidato Barcellona Pozzo di Gotto alla promozione dalla serie A dilettanti, per poi ritrovarsi capitano e di fatto esordiente in LegaDue.

Ma è la forza dei territori, la fiducia in te stesso che cambia le carte in tavola e ti consente di andare oltre i luoghi comuni. Non è un caso che sia protagonista di un campionato di altissimo livello, viaggiando ad 11 punti di media con un clamoroso 42.3% da tre. Lui la spiega così: «Il salto va fatto quando sei in un posto dove senti addosso fiducia. Questo mi è successo a Barcellona, dove ormai mi sento parte della "famiglia" e tutti conoscono cosa posso dare. Nelle passate esperienze non mi è mai accaduto».

I0 & PAPA' - Ryan, guardia, è nato a Smithtown vicino New York, ma i suoi si sono trasferiti subito in Italia «perché papà giocava a Bologna in quel perìodo. Quando avevo 11 anni, poi ha smesso e siamo rientrati negli Usa, per tornare in Italia a 22 anni». Il rapporto fra i due è eccellente, tanto che fu il padre a chiamare il suo ex coach alla Fortitudo, Mauro Di Vincenzo, oggi agente, per dirgli «ehi mio figlio è pronto per una esperienza in Italia».

Non è un caso che George sia presente nella sportiva del figlio. «Mi dice di non esagerare né nell'esaltazione se le cose vanno bene, né deprimermi troppo quando non vanno, ci vuole equilibrio. E soprattutto mi ripete "divertiti, perché poi tutto questo finisce e lo rimpiangi"».

Papà George ha appeso le scarpette al chiodo nel 1992. Da lì ha cambiato vita, entrando in politica e diventando anche sindaco di Newburgh, cittadina americana nei pressi di New York dove ora (da pensionato) risiede.

Ruoli simili, ma modi di giocare un po' diversi. «Ho visto poche cose di lui, giusto qualche DVD ai tempi della Fortitudo Bologna. A sentire quel che mi dicono il punto forte di entrambi era il palleggio arresto e tiro. Anche se lui era molto più abile a rimbalzo e sapeva sfruttare meglio il suo fisico, mentre io credo di essere più tiratore da tre punti». Con un padre così, è anche naturale che Ryan abbia avuto già da pìccolo le idee chiare: «Come tutti ammiravo Jordan, ma vedevo mio papà come un idolo, in campo e fuori, prendevo sempre esempio da lui».

TATOO - Guardando il suo palleggio l'occhio non può che cadere sui suoi tanti tatuaggi, fra cui le maschere del teatro greco, il Tao, le bandiere di Usa e Italia, i fiori di ciliegio e rose, il segno del capricorno, il nome della moglie e la data del suo Matrimonio, passando per la scritta "perdono" in caratteri cinesi.

Quanti? Sicuramente più di 10... «Non li ho contati, ogni tanto aggiungo un pezzo. Mi piacciono perché ti fanno parlare di te senza dire niente. E un po' come salvare la propria storia sul corpo. E mi piace vederli in movimento». Il più importante? L'ultimo. «Ho scrìtto il nome di mia figlia Vivienne, nata 9 mesi fa, sull'avambraccio sinistro». Ryan è ovviamente pronto ad aggiungerne degli altri, magari per qualche impresa della Sigma del presidente Bonina, che sogna la serie A vorrebbe sorprendere tutti nei playoff . «Ci piacerebbe entrare fra le prime quattro, per avere il vantaggio del fattore campo nel primo turno. E poi lì giocarci tutto...».

Francesco Carotti

fonte: Corriere dello Sport