LO SPORT È VITA!
Tratto da
www.Sportisland.net
Gio 12 Feb 2009 23:11:20
di: Carmelo Amato
IL termine "tifamare" nasce dall'unione di due parole che, a mio avviso, dovrebbero sempre fondersi nel cuore di un tifoso vero e sano. Io adoro dire che "Tifamo" la mia squadra nel senso che, appunto, la tifo e la amo al tempo stesso. Perchè, credetemi, il vero tifo è quello che si fa con il cuore e con la passione, è quello che unisce il furore agonistico e la competizione con il rispetto per l'avversario, per la propria città e per la squadra che la rappresenta. Un tifoso che ama la propria squadra, è come un uomo che ama la propria donna: non la tradirebbe mai, né le farebbe mai del male. Io amo la mia squadra, la mia terra, le mie origini e so che, chi va a seguire le varie discipline sportive va per fare la guerra, odia prima di tutto se stesso e non è capace di provare sentimenti positivi per niente e per nessuno. Lo sport è morto? Ultimamente ce lo siamo chiesti sempre più spesso...la risposta, a mio sconsolato avviso, è affermativa...lo sport è morto! Morto come le centinaia di persone che, a causa di una partita, c'hanno rimesso la vita. Atleti picchiati ed episodi di continua violenza. Vergognoso! Chiedersi il perchè di tanta demenza e di tanta inciviltà è diventato retorico e superfluo proprio perchè, un motivo, non esiste e mai esisterà. Come sia possibile che, uno sport, cada nella mani di un gruppo di "bestie" senza controllo (perchè solo di bestie, in questi casi, si può parlare) non si capisce ma, la realtà dei fatti, mostra che, lo sport moderno, è schiavo e vittima dei disonesti, degli arraffoni e dei facinorosi. Come ostaggi, ancora una volta, ci sono gli sportivi veri, i tifosi sani e tutti quelli che, vorrebbero trascorrere, semplicemente, ore di passione. Lo sport è morto, cari miei, da quando il business attorno ad esso è diventato gigantesco...noi siamo solo pedine, pedine mosse da chi finge scandalo e cordoglio per le tragedie che, inevitabilmente, ad intervalli sempre più regolari, colpiscono lo sport in tutte le sue forme. La morte di Raciti non è servita (se mai si potesse parlare di utilità della morte) e non servirà la morte di Gabriele e ti tanti altri ancora. Nel frattempo, l'imponente baraccone fatto di sotterfugi e razzismo, andrà avanti, tra dichiarazioni perentorie, altre sperequazioni e gruppi di cerebrolesi che urleranno "vendetta" e, in realtà, non avranno a cuore niente e nessuno se non lo sfogo della loro inequivocabile bestialità. "La morte è uguale per tutti", recitava un eloquente striscione ma, forse, ci si dovrebbe ricordare che, nessuno mai, dovrebbe perdere la vita per una partita. Ma questa, alla fine, è solo retorica, amici miei...queste "bestie" continueranno a fomentare odio, le forze dell'ordine continueranno a fare il loro lavoro e, essendo esseri umani, continueranno a commettere errori. Ciò che dovremmo chiederci è: "Come reagiremmo, noi tutti, se ad ogni manifestazione sportiva andassimo per lavorare e per assicurare l'ordine e, per colpa di qualche testa bacata, rischiassimo di morire, come l'ispettore Raciti"? A voi farebbe piacere rischiare l'incolumità fisica o addirittura la vita per uno sport che, magari, odiate anche? Queste "bestie" decidono di trasformare i vari posti dove si svolgono gare in posti di battaglia...chi, come me e tanti altri, va a vedere una partita ricorda, sempre e comunque, che è "solo" SPORT...LO SPORT è VITA!