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Lo sport a Messina ha toccato il fondo

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2010 08:42
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Un momento per riflettere...

Lo sport a Messina ha toccato il fondo In provincia continua il momento d'oro

A trascinare sono Milazzo e Barcellona ma anche Capo d'Orlando, Patti e Brolo stanno investendo nel futuro


Rassegna Stampa Gazzetta del Sud del 12.05.2010
Autore: Marco Capuano

Piange il capoluogo, si dispera Barcellona, sogna Milazzo. Il pallone a Messina si è sgonfiato, ed anche da un pezzo, ma la provincia sta per esaltare le gesta dei mamertini mai così vicini alla prima storica promozione nel mondo professionistico. C'era una volta la squadra del capoluogo brillare nel calcio che conta. Quel Messina non c'è più. Anzi, annaspa nel massimo campionato dilettanti. C'era una volta l'Igea Virtus, veterana della serie C2 e trampolino di lancio per tanti giocatori poi protagonisti in A e B. Oggi quella squadra è retrocessa in serie D e solo in extremis è riuscita a evitare una radiazione da tutti i campionati che avrebbe stracciato la storia del club barcellonese.
Per fortuna c'è Milazzo a ridare lustro al calcio messinese con un salto in Lega Pro distante soltanto novanta minuti. Sarebbe un passaggio di testimone tra le due squadre della provincia in attesa che risorga il blasone di Messina, da due anni incastrato negli inferi della quinta serie senza un domani confortante e con una piazza sfiduciata dagli ultimi eventi.
Un progetto mai decollato, un altro fallito in partenza, un altro ancora in attesa di completamento dopo tre anni di trionfi. Se per l'Igea Virtus la stagione non ha riservato alcuna sorpresa – il dopo Bonina è stato un salto nel vuoto e i proprietari che si sono avvicendati hanno solo accompagnato la squadra verso una scontata quanto triste retrocessione – Messina e Milazzo rappresentano rispettivamente il cattivo modo di gestire una società e l'esatto contrario. La grande realtà prenda esempio dalla piccola di come si imposti un progetto vincente. Partito due anni fa dalla Promozione il Milazzo in due sole stagioni è tornato in quella serie D che in passato l'ha visto più volte protagonista. Tant'è che alla fine dello scorso secolo aveva sfiorato la promozione nell'allora serie C2 con Zampollini in panchina. Quella delusione potrebbe essere definitivamente cancellata domenica pomeriggio al termine del match in programma al Vaccara di Mazara. E sarà l'ennesimo successo, quello storico, di una società che a fari spenti, senza illudere nessuno, ma con grande lungimiranza e indiscutibile intelligenza nelle strategie tecniche, sbarcherà per la prima volta tra i Pro salvando il calcio messinese da un naufragio senza precedenti. Società, di messinesi, da dieci e lode, con in testa il presidente Cannistrà, l'artefice di un miracolo che in tre anni ha saputo solo vincere ottenendo due promozioni e arrivando a giocarsi la terza a 90' dal traguardo, e squadra, in gran parte fatta di messinesi, "affamata" di successi ma non ancora sazia. Il cocktail ha funzionato. E complimenti a chi, all'inizio, non dava un soldo bucato a questo fantastico gruppo guidato con grande bravura da quell'Antonio Venuto da Villafranca, ex portiere dilettante e oggi brillante comandante di una squadra che ancora non ha finito di stupire.
Bravo Milazzo, indipendentemente da quello che succederà domenica. Pochi soldi ma scelte azzeccate dimostrano di come sia possibile fare calcio anche in provincia, all'ombra di un capoluogo che nel pallone ha fallito e che fatica a ripartire verso l'alto. Non serve spendere, e male, per raggiungere traguardi ambiziosi. Non serve avere nomi altisonanti per la categoria se poi la società dimostra debolezze e lacune. Se poi mancano anche le persone giuste al posto giusto, il "capolavoro" è fatto.
Così il Messina costruito per vincere – formato dai vari Di Napoli, Sarli, Alizzi, Cervillera e così via, gente che fa la differenza in quinta serie – domenica dovrà battere il Sapri per salvare la categoria al termine di un imbarazzante campionato fatto di insuccessi, figuracce in giro per i campi del Sud, mortificanti situazioni che hanno fatto disaffezionare un popolo che fino a qualche anno fa viveva di calcio. E che oggi ne ha davvero le tasche piene di una gestione rivelatasi fallimentare. Inutile, in riva allo Stretto, sperare in un futuro migliore: con questa politica l'Acr non decollerà mai. E il San Filippo resterà ancora una cattedrale nel deserto.
Tutto da rifare nel capoluogo. E pensare che fino a qualche anno fa il calcio era la faccia sorridente di una città che si aggrappava alla sua squadra di calcio per dimenticare i problemi del quotidiano. Una squadra nata sui polverosi campi dell'Eccellenza e poi divenuta grande in poco tempo. Quella squadra, nata Peloro e arrivata in pochi anni a far piangere il Milan a San Siro, aveva fatto ricredere l'iniziale scetticismo della città grazie al lavoro di una dirigenza capace e passionale, e ai risultati sul campo. Non esiste vittoria senza una progettazione. Non si intraprende un cammino vincente senza il contributo di tutte le componenti. Quel Messina, il Football Club che oggi riposa in pace, aveva tutto e con Aliotta prima e la famiglia Franza poi è riuscito a toccare il cielo con un dito prima di prendere la picchiata che l'ha portato al triste fallimento. Dal 5 giugno 2004, giorno della storica promozione in serie A, a luglio del 2008, quando l'Fc ha salutato i campionati professionistici, il passo è breve. In mezzo un fiume di emozioni, di alti e bassi, di vittorie e delusioni. Prima del ritorno all'antico, a quei campi dei dilettanti che gli sportivi messinesi, loro malgrado, ormai conoscono bene. Basti pensare che negli ultimi tre lustri il Messina ha vissuto ben sette stagioni in serie D.
Oggi il calcio a Messina è in ginocchio. Serve la sterzata. Quella che a Milazzo, ripartito dalla settima serie, c'è stata due anni fa. E quella che attende il popolo barcellonese, sempre più innamorato del basket ma mai così solo in un calcio che non ride più.


L'ultimo decennio di Messina, Milazzo e Igea Virtus
Il Messina inizia il nuovo secolo con una promozione. Era il periodo dell'ascesa dell'Fc e nell'aprile del 2000 i giallorossi approdano in C1. I successi non finiscono perché l'anno dopo arriva una nuova promozione e i peloritani tornano, a distanza di nove lunghe stagioni, tra i cadetti. Tre stagioni in B per il Messina che nel 2004 rientra, dopo un'attesa lunga 39 anni, nell'Olimpo del calcio. La serie A, però, dura poco. Nella prima stagione il Messina, alla guida del confermato Mutti, riscrive la storia con un settimo posto alle spalle delle grandi del calcio italiano. Poi la fase discendente. Una retrocessione (e successivo ripescaggio), poi l'amaro ritorno in B, una tranquilla salvezza tra i cadetti prima dell'addio al calcio Pro. Nel 2008 l'Fc è iscritto in D, dopo pochi mesi fallisce in un'aula di tribunale. Si riparte con l'Acr ma la situazione resta sconfortante. Fino ai giorni nostri.
Milazzo Tanta D prima della ripartenza dalla Promozione. Il calcio mamertino solo negli ultimi anni ha ripreso quota con due promozioni di fila e il quasi storico salto tra i professionisti. Ma ai tifosi mamertini torna spesso in mente il finale della stagione 94/95 quando, nell'allora Cnd, i rossoblù persero la volata promozione con il Catania abbandonando, proprio al Grotta Polifemo, le speranze di salto in C2. Tre lustri dopo il riscatto?
Igea Virtus Dieci anni di quarta serie e la scontata retrocessione dell'attuale stagione. Ma la storia recente dell'Igea Virtus ha regalato belle pagine agli sportivi barcellonesi. Come il secondo posto (playoff persi col Foggia) nella stagione 2001/02 e il sesto, a un soffio dai playoff, nel 2001 e nel 2003. E quanti talenti sono passati dal D'Alcontres prima di spiccare il volo verso A e B. Su tutti Christian Riganòà e Fabio Caserta ma anche Millesi e Doudou.

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