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Futuro dei campionati di Basket

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 09:07
24/03/2009 11:16
 
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Teniamo d'occio l'evolversi della situazione...

da www.basketnet.it

Tempistiche ancora da delineare per la riforma dei campionati proposta dal nuovo governo Fip. L'incontro preliminare tra il presidente Meneghin ed il massimo dirigente della LegaDue Marco Bonamico ha prodotto un "nulla di fatto" abbastanza scontato, con l'ex giocatore della Virtus Bologna che ha difeso a spada tratta l'attuale "format" del secondo torneo professionistico (girone unico a 16 squadre, professionismo, 7 italiani a referto e 2 extracomunitari più un comunitario).

Il nuovo ordinamento proposto dalla Federazione - nell'ottica del contenimento dei costi e della crescita del "prodotto italiano" - prevede invece l'ampliamento ad un numero "oscillante" tra 24 e 32 squadre, mantenendo la presenza dei due americani ma uscendo dall'egida economicamente "gravosa" del professionismo, ed inserendo l'obbligo di schierare a referto almeno due Under 23 di nazionalità e formazione tecnica italiana. Di questa proposta si parlerà diffusamente nel prossimo Consiglio Federale del 4 aprile, nel quale si tratterà anche il tema dell'incentivazione economica per le società professionistiche che daranno maggiore spazio ai giocatori italiani.

Ma è evidente che la riforma della LegAdue è strategica per far partire laristrutturazione anche ai "piani di sotto" della LNP: la proposta stilata dal consigliere Barnaba - che ricalca quella presentata quattro anni fa dal presidente CRL Enrico Ragnolini - prevede infatti la creazione di tre gironi da 16 squadre di serie B1 (passando dalle attuali 28 a 48 società) e di sei gironi a 16 di B2 (passando dalle attuali 56 ad 84 società).

Aumentando la "vicinorietà" e di conseguenza i derby con trasferte meno gravose e togliendo alla LegAdue lo status professionistico che induce molti giocatori a scendere di categoria in tornei "dilettantistici" solo di nome, la Fip auspica così un contenimento dei costi strutturali e degli ingaggi degli atleti rispetto alla situazione.

L'attuale serie C1 manterrebbe invece denominazione e "status" interregionale passando da 8 a 12 gironi da 16 squadre; l'unica differenza rispetto a quella attuale sarebbe il passaggio della gestione del campionato (leggi calendari e designazioni arbitrali) ai comitati regionali, senza alcun "declassamento" per le società. Resta da chiedersi se le 80 votanti nel sondaggio on line proposto dal LNP sul tema della regionalizzazione (30 favorevoli, 47 contrarie e 3 "astenute") sapevano con esattezza su cosa si sono espresse...
24/03/2009 13:46
 
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2o me bisognerebbe intervenire su un maggiore ricambio di squadre in lega2... dalla b1 dovrebbero salire 3 o 4 squadre x mantenere vivo l interesse e anke x incentivare lle squadre di lega2 di bassa classifica ad essere piu competitive cosikkè possano esserci anke i presupposti x rendere piu competitive in ambito auropeo le squadre di serie a, in qnto alzndo il livello dell a2 di riflesso sirenderebbero piu forti le squadre di serie a.. fermo restando ke tra gli obiettivi a medio raggio di meneghin c è anke qllo di incentivare la proliferazione degli sponsor ke ormai sn il pane dello sport...
20/04/2009 15:55
 
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A e B dilettanti, chiesto il ritorno dei gironi composti da 16 squadre

Il Settore agonistico si riunirà sabato a Roma

Fonte: LNP

Torna a farsi sentire il "partito delle 16 squadre" che chiede l'immediato ritorno alla vecchia formula da 30 partite nei campionati di serie A e B dilettanti a partire dalla stagione 2009/2010.
In vista della riunione del Settore Agonistico prevista per sabato a Roma nella quale dovranno essere messe definitivamente a punto le Disposizioni Organizzative Annuali per la stagione ventura relative ai tornei LNP, c'è infatti un ampio movimento "trasversale" su scala nazionale che chiede l'allargamento dei gironi al di là dell'ipotetica riforma dei campionati allo studio. Nei giorni scorsi un comunicato ufficiale Fip ha precisato che «La programmazione di promozioni e retrocessioni per i campionati dilettantistici 2008/2009 non subirà alcuna variazione rispetto a quanto prescritto dalle DOA»: atto dovuto che non può variare "in itinere" la disputa di campionati in pieno svolgimento, ma non esclude il varo dei gironi a 16 per il 2009/2010 attraverso una politica di ripescaggi (ne servirebbero 4 in B1 e 8 in B2) di migliori retrocesse e migliori non promosse dagli attuali tabelloni playoff e playout. commenta Ezio Vaghi, il dirigente di Saronno che già qualche anno fa aveva promosso il ricorso alla Camera di Conciliazione del Coni contro la riduzione da 16 a 14 squadre. E dunque in vista dell'incontro del 25 aprile le società interessate all'ampliamento dei gironi sono state invitate ad appoggiare l'iniziativa inviando una e-mail al presidente del SA Gianni Del Franco e al presidente federale Dino Meneghin. Intanto la recente assemblea delle società di A dilettanti ha ratificato la proposta di mantenere a quota 4 il numero degli Under obbligatori nel 2009/2010 e conservare a quota 1 il numero dei tesseramenti suppletivi, possibili tra la quinta di andata e la quinta di ritorno (ma il mercato estivo resterà aperto fino a 15 giorni prima dell'inizio del campionato). Tra i provvedimenti allo studio della Fip c'è invece una liberalizzazione in tema di fusioni e trasferimenti di sede, che va nell'ottica di rendere meno "complicato" il trasferimento dei titoli sportivi alla vigilia di un'estate che si annuncia molto "calda" sul fronte della re-iscrizione ai campionati minori…
27/04/2009 17:09
 
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Allargamento a 16 squadre? Tutto fermo fino alla fine dei tornei

Congelata fino al termine dei campionati in corso l'ipotesi dell'allargamento a 16 squadre dei gironi di B1 e B2 proposta con vigore da un congruo numero di società partecipanti ad A e B dilettanti alla vigilia della riunione di sabato scorso del Settore Agonistico Fip.


A sottoscrivere la proposta di tornare già dal 2009/2010 al "format" da 16 squadre, esprimendo il loro consenso all'idea lanciata dal presidente di Jesolo-San Donà Gianbattista Ferrari, erano arrivate le adesioni di 20 sodalizi su 28 di B1 e di 32 su 56 di B2: una maggioranza assoluta oltre il 60 per cento delle partecipanti ai primi due tornei "cadetti" su scala nazionale, segnale forte della chiara volontà "trasversale" alla stragrande maggioranza delle regioni di riproporre un campionato meno costoso e più lungo visti i 6 mesi di inattività assoluta (auspicando comunque il ritorno della Summer Cup a settembre, comunque al momento non presente nella bozza delle DOA) che attendono molte protagoniste fino al prossimo 5 ottobre. «Riteniamo che l’allargamento dei gironi sia un provvedimento utile per tutti - spiega il presidente di Saronno Ezio Vaghi che in Lombardia ha guidato la campagna pro-16 squadre - Abbiamo voluto proporre pubblicamente la nostra idea che è contraria a quella del presidente affinchè fosse chiaro che la maggioranza delle società ha una volontà diversa rispetto a chi dirige la LNP». In occasione della riunione di sabato l'organo che si occupa della amministrazione dei campionati non professionistici non ha affrontato l'argomento, rinviando ogni discussione al termine dell'attività in corso per evitare di "svilire" i verdetti del campo; della materia se ne occuperà direttamente il Consiglio Federale in programma il prossimo 14 e 15 maggio. Nella bozza delle DOA 2009/2010 che dovranno essere approvate dal Consiglio Federale del 14 e 15 maggio si parla di 3 Under obbligatori "uniformati" per B1, B2 e C1 (due nati dal 1987 e seguenti ed uno dal 1989 e seguenti), sebbene le società di LNP avessero ipotizzato un passaggio a quota 4 (situazione analoga in B1, uno in più del 2008/2009 al "piano di sotto") per tutte e tre le categorie. Da valutare anche la situazione del mercato suppletivo (riproposto il vincolo di un solo giocatore da inserire tra andata e ritorno anziché un'apertura "allargata" dalla quinta di andata alla quinta di ritorno)
12/05/2009 21:17
 
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Toscana, A dilettanti e riforma: parla Faraoni

Serie A dilettanti e squadre toscane. Nel primo anno della ex B-1 il bilancio delle squadre toscane non può essere dei più positivi. Solo la Virtus Siena, ancora in corsa per la promozione in Legadue, sta tenendo alta la bandiera della Toscana. Per Montecatini e soprattutto Firenze invece la stagione già conclusa non è stata delle più scintillanti. I termali si sono salvati ai play out al termine di un campionato travagliato, mentre Firenze ha chiuso con una retrocessione in B dilettanti quasi pronosticata. Di Toscana, di basket, ma anche di tanto altro parliamo con Massimo Faraoni. Il dirigente livornese, una delle personalità più influenti della pallacanestro italiana, negli anni protagonista di successi importanti a Livorno, Montecatini e Virtus Bologna, analizza così la Toscana della pallacanestro ed il movimento della serie A dilettanti.

Fonte: www.serieadilettanti.it
di Niccolò Casalsoli


Faraoni, per la Toscana di serie A dilettanti si sta chiudendo un’annata in “chiaroscuro”. Solo la Virtus Siena ha un bilancio positivo sotto il punto di vista dei risultati.
“Credo che Siena sia un’isola felice per quello che riguarda la pallacanestro. E non parlo solo per la presenza del Monte dei Paschi, per la fondazione, ma anche per la passione che c’è per il basket. La Virtus Siena sta disputando una buonissima stagione. Negli ultimi anni hanno ottenuto degli ottimi risultati sia a livello di prima squadra, con Salieri lo scorso anno e con Billeri quest’anno, che a livello giovanile dove è uscito un giocatore importante come Rullo e se ne stanno affacciando altri interessanti come Imbrò. Il presidente Bruttini è stato bravo a mantenere una buona struttura societaria. Per il futuro della Virtus spererei in un accordo tecnico con la Mens Sana per essere, se non totalmente, almeno al cinquanta percento, una società di sviluppo del grande bacino di giocatori che ha a disposizione la Mens Sana stessa. Questo tipo di soluzione andrebbe a vantaggio di tutto il movimento del basket senese”.
Per Montecatini è arrivata una faticosa salvezza.
“Per Montecatini non è stata una stagione facile, ma aver mantenuto la categoria è un fatto positivo. Credo che adesso sia arrivato il momento di tirare una riga e ripartire da zero con una squadra più giovane. E’ il momento di ripartire con un progetto almeno su base biennale. Credo sia arrivato il momento di dimenticarsi dei tempi della serie A, della Legadue. E’ inutile coltivare dei sogni, delle manie di grandezza se non ci sono le forze economiche e tecniche per portare avanti un determinato tipo di progetto. Montecatini però se riprogramma, come fu fatto quando ero dirigente là, potrà ripartire e togliersi delle soddisfazioni. L’importante è che ci siano idee chiare secondo le forze economiche e tecniche che la società mette a disposizione. Non è un problema dire che il budget è questo, l’importante è difendere il progetto che si sta cercando di portare avanti. I programmi con i giovani si possono fare, l’importante è avere pazienza. Soprattutto quando si perde”.
La nota dolente è sicuramente la retrocessione in serie B dilettanti di Firenze.“A Firenze in questa stagione c’è stata tanta fortuna. Un merito va sicuramente dato a chi si è preso l’onere di salvare il titolo, ovvero la dirigenza e la Mabo Prefabbricati, che in due anni a Firenze ha dato molto. Un conto infatti è stato ripartire dalla A dilettanti ed un altro sarebbe stato ripartire dalla serie D. Firenze ha pagato una situazione di ritardo rispetto alle altre squadre della serie A dilettanti. Soprattutto sul mercato della scorsa estate. Una volta salvato il titolo, la società ha dovuto costruire la squadra in un mercato che non forniva più tanti giocatori. In più la squadra è partita con un mese di ritardo per la preparazione. Insomma è stata un’annata difficile, condizionata da tanti infortuni e da scelte non sempre prese nel momento giusto, come quella di Bertolini, che è arrivato in ritardo pur essendo libero già a dicembre. Chissà se il suo arrivo anticipato avrebbe permesso alla squadra di vincere qualche gara in più sul finire del 2008 e magari agganciare un posto per i play out”.
Come per Montecatini, anche per Firenze l’obiettivo è ripartire subito per costruire il futuro.
“Credo che a Firenze si debba principalmente costruire una struttura societaria che faccia ruotare quelle tre-quattro società che curano il settore giovanile. La città di Firenze ha una base di settore giovanile molto importante; si devono però eliminare quelle ripicche e gelosie fra le società fiorentine che hanno fatto sì, per esempio, che un giovane come Zerini sia andato a Castelfiorentino, o che comunque un giocatore di queste società vada ad una società professionistica non Toscana. Questi avvenimenti non aiutano la crescita di Firenze. Ribadisco l’importanza della creazione di una struttura societaria paraprofessionistica, dove si faccia un piano triennale per incentivare la pallacanestro fiorentina. Solo così si può programmare bene un campionato di B o A dilettanti che sia e puntare, nel girone di qualche anno, a fare un salto in Legadue come ha fatto Pistoia. Ruoli, competenze e responsabilità devono essere chiare, fin dall’inizio. La Montepaschi Siena raggiunge grandi obiettivi perché ha chiaro questo schema. Da lì si parte per una qualsiasi crescita. Livorno è partita dalla C-1 ed è arrivata in serie A perché aveva chiaro questo quadro di regole”.
In serie A dilettanti si parla tanto di allargamento dell’organico del campionato da 28 a 32 squadre. Già nella prossima stagione. Quale è la sua idea?
“Non credo che sia il caso di allargare gli organici. Guardo le classifiche di serie C dilettanti, dove gli organici sono a sedici squadre in ciascun girone, e vedo che ci sono squadre che in dieci mesi hanno vinto quattro, massimo cinque partite. Ci sono società che in A dilettanti non pagano stipendi da gennaio. Sponsor che hanno ridotti le sponsorizzazioni del trenta, quaranta percento, anche a stagione in corso. Con queste premesse, con una crisi mondiale che porterà meno soldi nel mondo del basket ed una conseguente necessità di risparmiare, come è possibile allargare gli organici e pensare di spendere meno? Il settantacinque percento delle spese di una società è dato dall’allestimento della squadra e dello staff tecnico. Con lo stesso numero di giocatori ed una maggiore richiesta il prezzo per prendere questi stessi giocatori aumenterà, è una regola di mercato. Come si può dire quindi che si spenderà meno? In Italia poi non c’è una produzione di giocatori così elevata a livello tecnico per campionati di livello paraprofessionistico come quello di A dilettanti. Lo dico ancora, per me sarebbe uno sbaglio, un grosso sbaglio tornare con l’organico del campionato a trentadue squadre. Così come credo sia un errore non aumentare il numero degli under, come era previsto dalla programmazione iniziale”.
A proposito di giovani, qualche elemento interessante questa annata di A dilettanti lo ha proposto.
“I giovani buoni in Italia ci sono, anche se i nostri ragazzi devono migliorare come atteggiamento, sacrificio e mentalità. Non tutti hanno chiaro che queste tre caratteristiche ci devono essere se si vuole arrivare a giocare ad un livello importante. E’ troppo facile arrivare in serie A, in Legadue dopo aver fatto bene un anno; troppo facile avere un procuratore che ti trova un contratto economicamente vantaggioso subito. Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di monitorare tornei e campionati giovanili internazionali ed ho visto ragazzi con un’altra mentalità, un altro spirito di sacrificio rispetto alla maggior parte dei nostri giovani”.
Il prossimo sarà forse l’ultimo anno della serie A dilettanti. Si parla infatti di una riforma dei campionati sempre più vicina.
“La precedente gestione della federazione aveva già in programma una riforma dei campionati che fu stoppata da alcuni personaggi che fecero di tutto per non farla andare avanti. Fatta questa premessa, la riforma può partire solo dal 2010/2011 con una programmazione già decisa un anno prima. Sarebbe scorretto dire che chi è retrocesso è riammesso e chi non è promosso ha vinto lo stesso il campionato. Non sarebbe corretto per chi ha fatto investimenti rispettando certe regole”.
[Modificato da Exsottosopra 12/05/2009 21:17]
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NOI...NOI...SIAMO...SIAMO...BARCELLONESI...
03/06/2009 09:07
 
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Mi ricollego a questo post per inserire un messaggio di Mario Boni, che l'ultima stagione ha disputato la C1 a Piacenza, risultando l'unica squarda imbattuta di tutto il panorama cestistico nazionale, dalla A alla C1.
Ebbene, Boni ha riscoperto il basket di provincia, i valori di questo sport, quei valori che tutti noi riconosciamo e tutte quelle nefandezze regolamentari che ci lasciano per 5 mesi senza palla a spicchi.

Ecco la lettera di Boni...



Il Basket e il Paese dei Campanili

Nella stagione appena conclusa ho giocato in Serie C Dilettanti, a Piacenza, scendendo nel mondo delle "minori" per la prima volta nella mia carriera di giocatore affermato, escludendo gli anni della prima giovinezza.

E' stata una stagione esaltante, piena di emozioni, assolutamente più bella di quanto io potessi anche soltanto lontanamente immaginare nei piani che mi ero fatto la scorsa estate, quando accettai la proposta di Piacenza.

E' stata una stagione intensa e bella che mi ha convinto, una volta di più, dell'esigenza che il basket sia davvero lo sport del paese dei campanili, interpretando al meglio la natura italiana, che è quella delle rivalità di paese, degli orgogli di territorio, della voglia di emergere a qualsiasi livello, dell'ottimismo che diventa sport grazie sopratutto alla forza di volontà di tanti appassionati.

E se guardiamo in alto, cosa troviamo? Roma fatta fuori da Biella, Siena ormai regina. Provincia, insomma. La provincia che sa organizzarsi e volare alto. Più in alto rispetto a strapagati e bolsi dirigenti che fanno collezione di fallimenti a molti zeri.

Nella stagione piacentina ho visto da vicino tante piccole realtà animate dal piccolo imprenditore, dall'artigiano. Realtà volitive che danno passione ad un territorio e anche tanto lavoro. Perchè il basket è quello dei contratti milionari solo per 10 persone, ma è anche quello che mantiene migliaia di famiglie di onesti lavoratori dello sport.

E allora - siccome il basket non è solo Serie A e televisione (anche in questo caso sono parte in causa e ben felice del servizio) - il movimento della pallacanestro sappia dare spazi di crescita al "sommerso". Aumenti il numero delle squadre, non lasci squadre ferme fin da Aprile, perchè gli sponsor sono scontenti, dia ulteriori posti in promozione aumentando le retrocessioni dalle leghe soprastanti.

Dia, in una parola, più fiducia a chi investe, garantendo partite, stagione interessante, scontri pieni di vigore e interesse fino all'ultimo, maggiori possibilità di visibilità e promozione.

Circa i rimborsi spese e i giovani, secondo me è giusto che il mercato sia l'unico calmieratore. Non creiamo under illusi che, un giorno dopo il loro status di "under" diventeranno disoccupati frustrati. Diamo la possibilità a chi vuole di fare una squadra di "vecchietti" se crede. Il mercato, la competizione, la voglia di emergere dei giovani bravi, faranno il resto.

Non è calando dall'alto regole che dal basso potranno crescere buoni giocatori. E' una formula - sbagliata - partorita in laboratorio. Fuori la vita è un'altra cosa.

Sono idee che volevo condividere con tutti gli attori del movimento cestistico, per confrontarci ed elaborare un piano di sviluppo che tenga in grande rispetto il mondo delle minori: la piattaforma del basket italiano.


Mario Boni


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