Forum di Barcellona pozzo di gotto

L'ADDIO DEL POZ...è LUI IL NUMERO 1!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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    00 16/05/2008 01:51
    Pozzecco: `Ho smesso di fare lo sport che amo`

    - Un momento toccante, arrivato a 3`46`` dal termine della partita. Per Gianmarco Pozzecco tutti in piedi, tutto il pubblico dell`Air Avellino, che ospitava la Pierrel Capo d`Orlando del `Poz` in gara-3 dei quarti di finale di campionato.Standing-ovation per Pozzecco, e alla fine il play di Capo d'Orlando piange per l'emozione e lascia con la maglia `Grazie a tutti per avermi sopportato. Grazie a tutti` e con il ricordo di Chicco Ravaglia sulle spalle.Pozzecco sottolinea poi ai microfoni di Sky, ancora con gli occhi rossi per le lacrime di commozione: `Vorrei ringraziare prima di tutto Enzo Sindoni e poi tutte le persone che in questi trent`anni mi hanno sopportato, hanno cercato di capirmi. Vi chiedo scusa per tutto quello che ho fatto di sbagliato, ma l'ho fatto per amore spasmodico per questo lo sport`. E ancora: `Sono trent`anni che gioco, ho cominciato a quattro anni con mio fratello che saluto. Ho smesso di fare quello che amo fare sin da bambino. Nella mia carriera mi sono successe tante cose stupende, l`unica cosa veramente brutta e` stata la perdita di un caro amico come Ravaglia. Ringrazio tutti quelli che mi hanno insultato in carriera, mi hanno dato la forza di continuare e quest`anno invece mi hanno applaudito, e questo e` stato ancora piu` bello`.


    SICURAMENTE OGGI NON è UN GRAN GIORNO PER IL BASKET ITALIANO VISTO L'ADDIO AL BASKET GIOCATO DI UNO DEI PIù GRANDI CAMPIONI,PERSONAGGI CHE IL NOSTRO BASKET HA MAI AVUTO..è L'UNICO CHE è RIUSCITO A FARSI VOLERE BENE DA TUTTI,PERSINO DAI TIFOSI OSPITI E SOPRATTUTTO DAI CANTURINI CHE HANNO VISSUTO CON LUI E CON VARESE DERBY INFUOCATI..è L'UNICO CHE è USCITO DA TUTTI I CAMPI CON APPLAUSI,è RIUSCITO AD AVVICINARE A QUESTO SPORT MIGLIAIA DI GIOVANI CHE LO PRENDONO COME MODELLO..è LUI L'ASPETTO BELLO DEL BASKET,CON LA SUA PASSIONE,SINCERITà E SOPRATTUTTO SPONTANEITà CHE NE HANNO FATTO IL PERSONAGGIO DA COPERTINA DEL NOSTRO BASKET IN EUROPA.HO VISTO POCO FA LE IMMAGINI DEL SUO SALUTO AL PUBBLICO ALL'USCITA DAL CAMPO.è STATA UNA SCENA CHE MI HA FATTO VENIRE LA PELLE D'OCA,QUELLE LACRIME SONO LACRIME CHE LASCIANO IL SEGNO.AVREBBE POTUTO SMETTERE TRA UNO,DUE ANNI PRENDENDOSI ANCORA QUALCHE BELLO STIPENDIO MA LUI HA VOLUTO FINIRE ALLA GRANDE LASCIANDO A TUTTI UN GRANDE RICORDO!!!!
    SEI UN GRANDE POZZ!!!SEI SEMPRE IL NUMERO 1!!!!
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    00 16/05/2008 10:54
    L'ultima chiamata al proscenio di un grandissimo dello sport


    FONTE: - La Gazzetta del Sud -
    AUTORE: Max Passalacqua
    DATA: 16/05/2008


    La carriera di Gianmarco Pozzecco (mi sembra che ormai non vi siano più dubbi sulla sua decisione di smettere) si è conclusa nel modo migliore. Oddio, la qualificazione all'Eurolega sarebbe stata ancora meglio, ma non si può negare che questo grande personaggio-attore-regista di se stesso abbia scelto di far calare il sipario nel modo più spettacolare possibile, ovvero dopo una stagione fantastica (chiusa come miglior assist-man del campionato e primo italiano nella classifica dei realizzatori, davanti a Danilo Gallinari) culminata con la storica conquista dei playoff da parte di un gruppo eccezionale. Una stagione che ha definitivamente messo Capo d'Orlando sulla "mappa" del grande basket.
    Ma anche l'ultimo atto della "recita" di Pozzecco è stato grandioso. Quando a 3'46" dalla sirena Meo Sacchetti (inutile negarlo, uno degli artefici della riuscita dell'innesto-Poz in una piccola realtà come quella orlandina) lo ha richiamato in panchina per fargli tributare dallo sportivissimo "PalaDelMauro" il giusto applauso, i brividi hanno percorso la schiena di chiunque abbia seguito la scena: prova ne sia il fatto che le telecamere di Sky (che aveva cambiato la programmazione proprio per trasmettere in diretta la probabile ultima uscita in canottiera e scarpette del vice campione olimpico) hanno a lungo indugiato sul nostro, ignorando la partita mentre il volto del play triestino era rigato dalle lacrime: gli abbracci, la standing ovation del palazzetto avellinese, la voce rotta dall'emozione – se è per questo, lo era anche quella dei due commentatori Paola Ellisse e Franco Casalini – sono stati gli ingredienti di un finale di carriera perfetto, che a questo punto sarebbe quasi un peccato "sciupare" continuando a giocare nella prossima stagione.
    Anche perché il "Poz" ha mostrato tutti i limiti fisici di un giocatore di 35 anni, segnato dagli acciacchi e da una stagione sin troppo intensa; e tuttavia, ancora indomabile, quasi rassegnato alla propria natura di uomo e di cestista che deve sempre cercare il limite per provare ad oltrepassarlo, a costo di qualche palla persa ma senza perdere mai il gusto e la capacità di regalare giocate grandiose a un pubblico (non solo quello di Capo d'Orlando, ma dell'intera Italia del basket) che oggi più che mai lo adora. Avevamo scritto, qualche tempo fa, che il farewell tour di Pozzecco ci ricordava quello di Kareem Abdul-Jabbar, il grandissimo centro dei Los Angeles Lakers che nella stagione dell'addio fu coperto di applausi anche nei campi tradizionalmente "nemici". È stato così anche per Gianmarco: non solo Varese e Bologna sponda Fortitudo, ma anche e soprattutto l'odiata Cantù lo hanno giustamente osannato per tutto quello che ha rappresentato e rappresenta per il movimento.
    Scontata per chi lo conosce, non poteva certo mancare l'ultima boutade: quel «Grazie per avermi sopportato» scritto sulla maglia. Scherzi, vero Poz?



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    00 16/05/2008 10:55
    «Grazie a tutti di avermi sopportato»


    FONTE: La Gazzetta del Sud -
    AUTORE: (g.l.)
    DATA: 16/05/2008

    L'Inno alla Gioia dalla Sinfonia n. 9 di Beethoven rintona nel catino esaltato del "Pala DelMauro" che celebra lo storico ingresso di Avellino in Eurolega ma è una ode anche per il grande protagonista di una vita spesa per il basket e che ieri sera, stavolta veramente senza dubbi e ripensamenti, ha detto basta: Gianmarco Pozzecco.
    A 3 minuti e 46 secondi dalla sirena, coach Sacchetti gli concede la "standing ovation". Tutti applaudono, lui, il grande "Poz", piange, si toglie la maglia e ne mostra un'altra con le dediche al compianto Chicco Ravaglia (il promettente cestista tragicamente scomparso il 23 dicembre 1995 in un incidente stradale) e al presidente Enzo Sindoni.
    «Scusate, grazie per avermi sopportato in questi 30 anni - dice Pozzecco ai microfoni di Sky -. In una serata speciale per me ho voluto subito ricordare Chicco Ravaglia, saluto Enzo Sindoni e ringrazio tutte le persone che mi hanno insultato perché mi hanno caricato per giocare. Grazie a tutti quelli che mi hanno applaudito dappertutto in questa stagione per me stupenda. Chiudo non alla grande sotto il piano del risultato solo per questa serata ma ho veramente il cuore pieno di soddisfazioni. Grazie a tutti».
    Chi non si è emozionato ieri sera davanti a queste parole, a questo straordinario ed istrionico artista del basket che ha chiuso la sua carriera favolosa proprio in terra di Sicilia e nel piccolo lembo di Capo d'Orlando? Non sappiamo cosa farà da grande ma, come dal "Poz" più volte detto, «a Capo d'Orlando ci tornerò».
    La Pierrel lascia i playoff al primo turno, l'aria era questa dopo lo 0-2 casalingo di martedì, ma lo fa a testa alta e con grande onore. «Si mischiano due sensazioni diverse - dice il direttore sportivo Gian Maria Vacirca - da un lato amarezza per avere perso nettamente la serie e concluso una splendida stagione con cinque sconfitte di fila; dall'altra una emozione diversa e davvero particolare per essere stato accanto ad un grande campione che adesso inizierà a fare qualcos'altro».
    «Abbiamo concluso la serie - è il parere di coach Meo Sacchetti - perdendo contro un Avellino che si è rivelato più forte. Peccato, ma non va dimenticato quello che abbiamo fatto in tutta la stagione».


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    00 17/05/2008 09:57
    Tutti pazzi per Pozzecco, il campione amato ovunque

    Ieri sera, la vittoria di Avellino su Capo d'Orlando nei quarti dei playoff ha sancito l'addio al basket professionistico di Gianmarco Pozzecco. Ripercorriamo alcuni dei momenti più significativi della sua carriera.
    "Son contento solo se... vedo giocare Gianmarcooo...". Così cantavano i tifosi varesini ogni volta che Pozzecco metteva piede sul parquet di Masnago nel riscaldamento pre-partita. E con tanti altri cori, durante una carriera in serie A lunga oltre quindici anni, il playmaker più amato d'Italia è stato salutato dagli appassionati di basket a Udine, Livorno, Bologna e Capo d'Orlando, le città italiane in cui è andato in scena il Pozzecco-show. Ieri, quando gara-3 tra Avellino e Capo d'Orlando ha sancito l'eliminazione dai playoff della Pierrel, Poz è stato richiamato in panchina da coach Sacchetti a pochi minuti dalla sirena. E' uscito dal campo in lacrime, abbracciando tutti, accolto da un'ovazione di amici e avversari. Gianmarco non gioca più. E non sono soltanto i tifosi varesini (già gravati dall'onta della retrocessione in Legadue) a essere meno contenti. Senza Poz, che basket sarà?
    LE SQUADRE - Poz che debutta in A (anzi, in A1) con Livorno. Poz che vince lo scudetto della stella di Varese. Il piccolo Poz coi capelli rossi che tira in faccia al gigante Tim Duncan nella sfida agli Spurs. Poz che tenta l'avventura Nba (Toronto, sei sicura di aver fatto un affare preferendogli Arroyo?) e torna indietro dopo la Summer League. Poz che strappa la lavagna dalle mani di coach Repesa e chiude l'avventura fortitudina. Poz che in Nazionale fa imbufalire Tanjevic, fa arrabbiare persino l'amico Recalcati, ma vince lo stesso un argento olimpico ad Atene. Poz che si sposa, anzi, non si sposa più. Poz zar di Mosca, coperto di soldi dal Khimky. Poz che torna in Italia e gioca in Sicilia la sua ultima grande stagione. Scegliete voi il Poz che preferite: queste sono solo alcune immagini, alcuni flash di una vita sportiva che è impossibile riassumere in poche righe. Come non avrebbe senso snocciolare un elenco di cifre: Pozzecco chiude la sua carriera in serie A con quasi 5.700 punti segnati (13,8 di media, ma anche una stagione da top scorer a 27), uno scudetto vinto con Varese e una finale di Eurolega persa con la Fortitudo. E 4.2 assist (7.8 da quando è alla Pierrel) non rendono giustizia al miglior passatore visto in Italia negli ultimi anni.
    POLIEDRICO - Ma non è questione di punti, assist e trofei: il Poz giocatore è stato emozione vera, genio in attacco e sregolatezza in difesa. Passione allo stato puro. E' stato personaggio televisivo con la De Grenet, lo è di nuovo sulla Rai con la trasmissione Screensaver. E' stato collaboratore della Gazzetta dello Sport in una seguitissima rubrica della posta. E' stato marachelle, gag esilaranti, anche errori. Ma lui è così: non si discute, si ama. L'hanno amato, alla fine, anche tutti i tifosi avversari che l'hanno fischiato per anni. A Cantù, in questa stagione, l'hanno salutato e celebrato come "miglior peggior nemico". In Italia, è roba che non si vede mai.
    DI' LA TUA - Vedere Pozzecco che lascia il basket è qualcosa che ti fa arrabbiare con il tempo che passa. E' ingiusto, innaturale, non sembra neanche vero. Verrebbe voglia di fermarlo, il tempo, per divertirci ancora un po' insieme a Gianmarco. Verrebbe voglia di chiamare un time-out. Ma non si può, purtroppo. E allora, tanto vale ringraziare questo pazzo ragazzo triestino, che ha unito gli sportivi italiani come forse nessun altro. Se avete voglia, salutatelo utilizzando il "Di' la tua" di Gazzetta.it. Ma niente messaggi strappalacrime, per favore, si è già commosso troppe volte negli ultimi mesi... Fatelo sorridere, come lui ha fatto sorridere tutti quelli che amano il basket per tanti anni indimenticabili.


    di Stefano Cantalupi (17 Maggio 2008)
    Tratto da: www.gazzetta.it
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    00 17/05/2008 09:59
    Lega A: Grazie Poz

    «Grazie per avermi sopportato. Grazie a tutti». «Poz campa cient'anni»: messaggi d'amore tra la maglietta che Gianmarco Pozzecco indossa alla fine della partita persa dalla sua Capo d'Orlando ad Avellino - l'ultima partita della carriera della Formica Atomica - e lo striscione che i tifosi irpini gli dedicano dagli spalti del Palademauro. Nessun ripensamento, niente marcia indietro: come preannunciato a inizio stagione, a 35 anni il Poz dice addio al basket giocato.
    E allora non resta che dirgli grazie, non solo per l'incredibile carriera con le tante maglie di club (le prime prodezze a Livorno, lo scudetto leggendario con gli ''amici'' di Varese, gli anni turbolenti in Fortitudo, l'esperienza da campione d'esportazione in Russia, il ritorno a sorpresa in italia a Capo d'Orlando) e le emozioni indimenticabili regalateci con la maglia azzura (due perle: la lezione impartita a un certo Iverson in quel di Colonia e la cavalcata olimpica d'argento appena quattro anni fa, ad Atene, che fa venire i brividi al pensiero che stavolta invece la nazionale azzzurra griffata Nba le Olimpiadi le guarderà solo in tv!).
    Come dimenticare poi i suoi burrascosi rapporti con tuti i suoi allenatori, da Boscia Tanjevic, a Jasmin Repesa, fino al cittì azzurro Charlie Recalcati? «Ringrazio chi ha cercato di capirmi, chiedo scusa per ciò che ho fatto di sbagliato: colpa dell'amore per il basket», ha spiegato ieri sera nel dopogara. Ammissione di responsabilità a cuore aperto, ma anche rivendicazione di una passione che è rimbalzata sul parquet ogni volta che Gianmarco si è infilato scarpette, pantaloncini e canottiera per scendere in campo e regalare magie ed emozioni. Perché al Poz va detto grazie soprattutto per quello che ha fatto quest'anno, proprio nel nome della passione per la palla a spicchi. Per essere stato, di fatto, il collante di un campionato soggiogato dal dominio tecnico di Siena, e spesso frustrato da regole di mercato assurde, che hanno portato alla perdità d'intentità di molti club e all'impoverimento (anche economico) di altrettante squadre.
    Ebbene, in questo scenario, il Poz è stato l'elemento che ha suscitato l'interese ''bipartisan'' di tutti gli appassionati, il giocatore di cui ogni lunedi andavi a vedere il tabellino sul giornale, quello di cui si parlava comunque anche al bar, con in mano il cappuccino fumante e gli occhi e la testa ancora bolliti dalle moviole e dai talk-show calcistici inseguiti a colpi di zapping fino a notte fonda. Per questo merita il ringraziamento più grande, per averci fatto riscoprire la passione che sprigiona da ogni rimbalzo della palla a spicchi dal parquet.
    Avrei voluto parlarvi oggi di playmaker e pivot dominanti, di semifinali che per qualcuno sono già arrivate, per altri sono ormai vicinissime. Ma c'era l'ennesimo assist di Gianmarco Pozzecco da infilare a canestro. Due punti facili da mettere nel cesto. Fatto. Grazie ancora, Poz.


    di Dario Ricci (17 Maggio 2008)
    Tratto da: Il Sole 24 Ore
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    00 17/05/2008 10:03
    Pozzecco: «La favola non è finita: il basket resta la mia vita»


    17/05/2008 09:16
    «L’affetto dei tifosi vale più di dieci scudetti»

    - Il Resto del Carlino -


    NEL SUO CARNIERE uno scudetto e l’argento alle Olimpiadi di Atene. Eppure la fama di Gianmarco Pozzecco, in arte Poz, ha fatto il giro del mondo. A 35 anni resta il Peter Pan del basket tricolore anche se l’altra sera, ad Avellino, ha detto basta. La Pierrel Capo d’Orlando, dove ha trovato asilo in questa stagione dopo aver pensato un approdo alla Virtus, ha perso la terza gara con l’Air: eliminata nei quarti. E il Poz ha detto basta. Per sempre. Lo ha fatto alla sua maniera, con una maglietta sulla quale aveva scritto il nome di Chicco Ravaglia. Lo ha fatto commuovendosi e piangendo.
    Pozzecco, sta ancora piangendo?
    «Sono ancora scosso. Non ho chiuso occhio: il ricordo della mia ultima partita resterà scolpita nella mia mente».
    Sicuro di non ripensarci?
    «Sì. E’ arrivato il momento di dire basta».
    Perché?
    «In questa stagione ho avuto la possibilità di vivere il basket come lo intendo io. In modo selvatico, istintivo, goliardico. Ho trovato la situazione ideale per chiudere».
    Resta un problema: cosa farà da grande?
    «Ho un vantaggio».
    Quale?
    «Non diventerò mai grande. Sono un cretino. Il mio entusiasmo non cambierà mai».
    Il problema passa al basket. Che perde un grande personaggio. Che fa, resta nell’ambiente?
    «Lo spero. Non capisco quelli che una volta che smettono decidono di chiudere qualsiasi ponti. Io amo la pallacanestro, non mi stufo mai. Ci sono quelli ai quali piacciono le donne (il termine è più colorito, ndr): se ti piacciono non smetti mai di cercarle. Lo stesso succede per il basket».
    Annunciando in anticipo il suo ritiro è stato osannato in tutti gli impianti. Quale l’applauso che l’è rimasto dentro?
    «Quello di Cantù. Per loro ero l’odiato simbolo di Varese. Non me l’aspettavo. E’ stato bello. Ci siamo insultati per anni, poi ci siamo abbracciati. Poi c’è stato Avellino. Qualcosa che non cambierei con niente al mondo. L’abbraccio di Avellino mi resta dentro e mi ripaga di tutto. Non ho vinto molto, in carriera, ma non cambierei mai la mia vita».
    Un solo titolo, a Varese. Uno sfiorato, a Bologna, prima che Repesa la cacciasse...
    «Non ho chiuso occhio perché ho ripensato al titolo che non ho vinto con la Fortitudo e con il mio amico Abele Ferrarini, agli Europei mancati nel 1999 perché Tanjevic non mi vedeva. Alla Nba che ho solo sfiorato. Queste rinunce hanno fatto di me una persona migliore. E uno sportivo ancora più amato. Piccolo fisicamente, un po’ sfigato. La gente mi ha amato per questo oltre che per la mia onestà».
    Più antipatico Repesa o Tanjevic?
    «Rispetto Repesa, ma con Tanjevic c’è grande affetto, davvero. Il fatto è che la sua squadra ideale è composta di cinque giocatori che siano almeno due metri e cinque. Non potevo competere. Ma l’affetto è rimasto».
    Amore e odio con i suoi coach.
    «Vicissitudini con tutti. Anche con Recalcati. Quelli con i quali non c’è mai stato uno screzio sono stati Dado Lombardi e Meo Sacchetti»
    Torniamo alla Nba.
    «Fossi andato sarei stato considerato il play più forte di sempre. Più di Ossola, Pieri, Caglieris e Marzorati. Ma avrei perso l’affetto della gente. Se ripenso alla sera di Avellino mi sento appagato al 100 per 100. Non cambierei quell’emozione nemmeno per due anni ai Lakers».
    Nel giorno dell’addio ha voluto ricordare Ravaglia.
    «E’ l’unica cosa che cambierei. L’unico episodio triste della mia vita. Rinuncerei — e voglio ricordare il professor Grandi — a tutto quello che ho avuto, ed è stato tanto, per riabbracciare Chicco. Viveva e giocava come me, d’istinto, sulle emozioni, con fare goliardico. Affrontando le sfide della vita».
    Quale sarà la prossima sfida?
    «Ho smesso proprio per questo. Nella mia vita ho combattuto e litigato con tutti per arrivare in alto rimanendo me stesso. Non ne potevo più di sfide».
    Sicuro?
    «Mica tanto. Anzi, voglio cancellare quello che ho appena detto. Mi conosco, per un po’ posso stare fermo. Poi magari mi chiamano quelli della tivù per parlare di basket...».
    E allora?
    «Dovessi farlo, lo affronterei con il solito piglio».
    Quale?
    «Essere sempre il numero uno».

    ALESSANDRO GALLO
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    00 17/05/2008 10:05
    La "mosca atomica" ha spento il reattore


    16/05/2008 16:23


    - Varese News -


    Chi lo ha visto giocare, chi lo ha visto sanguinare sul parquet di Masnago la sera dell'11 maggio '99, chi si è innamorato dei suoi passaggi incredibili e delle sue invenzioni, non si dimenticherà mai di quello che ha saputo fare sul campo da basket.
    Gianmarco Pozzecco, da stamattina, è un ex giocatore: ieri sera la sua Pierrel Capo d'Orlando è stata eliminata ad Avellino dai playoff scudetto e a poco meno di 4' dalla fine coach Meo Sacchetti ha voluto concedergli l'ultima passerella richiamandolo in panchina. E così il palasport irpino ha regalato a Gianmarco (che ancora una volta ha riservato un pensiero dolce alla memoria di Chicco Ravaglia) l'ennesima ovazione della stagione, visto che a ogni partita di Capo d'Orlando la presenza della "mosca atomica" è stata salutata da un boato di emozione, sia nei palasport dove il Poz ha lasciato il segno, sia in quelli dove è sempre stato avversario (su tutti il Pianella di Cantù).

    Inutile ricordare quel che Pozzecco ha rappresentato per Varese. Strappato al mercato da una "magata" di Tony Cappellari (grazie alla dritta di Tony Bulgheroni che aveva giocato con lui in nazionale militare), il play triestino nato a Gorizia arrivò alla Cagiva nell'anno del ritorno in serie A1. Otto le stagioni del Poz in biancorosso, culminate con la qualificazione in Eurolega, lo scudetto della stella e la Supercoppa Italiana. Ma se si possono contare gli anni passati qui, le partite giocate, gli assist smazzati e i punti segnati, non è assolutamente pensabile elencare le emozioni che Gianmarco ha dato a tutti noi, sia con la maglia di Varese sia con quella azzurra.
    Da oggi dunque, il Poz non gioca più: il mondo del basket non ode più il tremendo ronzio che nasce dalle sue ali invisibili. Ma proprio per questo è un po' più povero.

    Damiano Franzetti
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    00 22/05/2008 14:19
    Sindoni, cittadinanza onoraria a Pozzecco e un annuncio: "Stavolta in Europa ci saremo"



    FONTE:La Gazzetta del Sud -
    AUTORE: Giuseppe Lazzaro
    DATA: 22/05/2008


    Cittadinanza onoraria a Gianmarco Pozzecco. Il clamoroso annuncio lo ha dato direttamente il presidente dell' Orlandina e sindaco di Capo d'Orlando, Enzo Sindoni, come riconoscimento per quello che il playmaker triestino – che ha appena annunciato di avere appeso le scarpe al chiodo – ha saputo dare nel corso di questa indimenticabile stagione e non solo in termini sportivi ma anche come ritorno di immagine sul territorio, nebroideo e provinciale.
    «C'è una data ben precisa – dice il presidente – ed è quella del 27 settembre, quando al "PalaFantozzi" organizzeremo il tradizionale memorial precampionato "Meluccio Carone" e anniversario del 27 settembre 1927, giorno dell'autonomia della nostra città. Due date che simboleggiano altrettanti avvenimenti, uno importantissimo per Capo d'Orlando e l'altro nel solo ambito sportivo e sarà, quindi, l'occasione giusta per tributare a Pozzecco i giusti onori».
    Malgrado sia sindaco dal 1994 (ad esclusione del periodo tra il 2003 e la prima metà del 2006) e presidente dal 1996, è la prima volta che Sindoni onora con la cittadinanza un giocatore dei pur tanti campioni che hanno indossato la casacca biancazzurra.
    Mai nessuno prima, neanche Alessandro Fantozzi (al quale è stato comunque intitolato il palasport della città paladina) era arrivato a tanto.
    Il futuro del "Poz", intanto, è sempre più orientato verso Sky quale commentatore delle partite del prossimo campionato, mentre il futuro dell'Orlandina è proiettato verso l'Europa.
    «Abbiamo due possibilità – dice Sindoni – e non ce le lasceremo sfuggire, quindi non rinunceremo. La scorsa stagione fummo invitati e rinunciammo, mentre quest'anno è un diritto che ci spetta per la posizione raggiunta nel campionato. Quindi accettiamo quest'altra sfida per tutto quello che potrà comportare, anche in termini non solo sportivi ma di immagine per il nostro territorio. Capo d'Orlando in Europa andrà grazie alla Uleb Cup o anche attraverso la Fiba Europe Cup. Dalle informazioni che abbiamo le due competizioni internazionali, che vengono dietro l'Eurolega, dovrebbero cambiare denominazione; ma non mancheranno certamente la qualità delle formazioni in gara e la nostra voglia di fare bene. Dovremmo partire dal secondo turno preliminare di accesso per la prima fase nella Uleb e andremo per vincere, cercando di fare il meglio possibile. Per noi si tratterà di una esperienza nuova, diversa, affascinante e dove non avremo nulla da perdere e né impellenze di classifica rispetto al campionato italiano nel quale l'obiettivo principale resta quello della permanenza. Accettiamo questa nuova sfida consapevoli della nostra forza e di quello che possiamo fare».
    – Ma con quale organico l'Orlandina dei miracoli sbarcherà nel Vecchio Continente?
    «Credo che sia ancora molto presto per pensarci – conclude Sindoni – ma, per chi non lo pensa, sappia che già stiamo lavorando per il futuro; solo che ancora dobbiamo verificare tante situazioni. Tempo al tempo e fiducia, come sempre».
    In questi giorni, lo stesso presidente ha incontrato Juan Manuel Fabi anche se ancora non è stata raggiunta una intesa (il play italo-argentino è in scadenza di contratto ma vorrebbe restare a Capo d'Orlando).
    Sotto questo aspetto, molte cose dipenderanno dalla risposta che darà a Sindoni il direttore sportivo Gianmaria Vacirca, il cui rientro in sede è atteso per sabato o domenica quando incontrerà il presidente per la definizione della sua posizione per la prossima stagione. Vacirca ha diverse offerte e vorrebbe riavvicinarsi alla famiglia, ma dall'altra parte è tentato di continuare la straordinaria avventura a Capo d'Orlando con l'amico Meo Sacchetti.
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    Patrizio
    00 22/07/2008 22:57
    SEMPRE IL N1...